di Luca Rolandi - 17 settembre 2013
Nessun tema le è estraneo, la famiglia rappresenta una sfida in campo educativo, religioso, sociale, economico, politico. Anche in quello urbanistico, a ben vedere, perchè le famiglie abitano le città, hanno bisogno di un tetto, di trasporti, di luoghi dove incontrarsi. La famiglia è tanto, per un Paese, il cuore della società. Se cresce lei, cresce tutta la comunità.
È questa la sintesi più vera della 47esima Settimana sociale che ha riunito a Torino i 1.400 delegati di 220 diocesi e 165 movimenti e sigle associative. I cattolici ci sono; le proposte anche ma il problema è che spesso le loro idee, i loro progetti, che sono a servizio della comunità restano inascoltati o disattesi, in una sorta di rapporto asfittico e troppo sporadico con istituzioni, amministrazioni, politici e sindacati.
«La famiglia è ben più che “tema”: è vita, è tessuto quotidiano, è cammino di generazioni che si trasmettono la fede insieme con l’amore e con i valori morali fondamentali, è solidarietà concreta, fatica, pazienza, e anche progetto, speranza, futuro. Tutto questo, che la comunità cristiana vive nella luce della fede, della speranza e della carità, non è mai tenuto per sé, ma diventa ogni giorno lievito nella pasta dell’intera società, per il suo maggior bene comune». Papa Francesco si è rivolto con queste parole ai partecipanti della 47a Settimana sociale. Il suo messaggio ha ricordato chi, tra altri e più di altri, volle dar vita a questa esperienza, ovvero Giuseppe Toniolo: questa edizione, ricorda il Pontefice è la prima che si tiene dopo la sua beatificazione, avvenuta il 28 aprile 2012. Poi, l'analisi. a partire dall'approfondimento suggerito dal titolo: "Famiglia, speranza e futuro per la società italiana". «Speranza e futuro presuppongono memoria», osserva il Pontefice. «La memoria dei nostri anziani è il sostegno per andare avanti nel cammino. Il futuro della società, e in concreto della società italiana, è radicato negli anziani e nei giovani: questi, perché hanno la forza e l’età per portare avanti la storia; quelli, perché sono la memoria viva. Un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa».
È stata prima di tutto una “settimana” di ascolto. Introdotta dal cardinale Angelo Bagnasco, che ha posto l’accento soprattutto sulla necessità di «provare ad ascoltare l’uomo e la donna di oggi, senza pregiudizi o filtri ideologici, ma assecondando la vocazione della Chiesa che ha come suo primo compito quello di ascoltare Dio e inseparabilmente il mondo, soprattutto le sue sofferenze, i suoi disagi e fatiche, le sue paure».
Ma è stata anche una settimana di proposte, sulle quali occorrerà ritornare con il dovuto approfondimento. A elencarle - a conclusione - è stato il presidente dell'Azione Cattolica, Franco Miano, coordinatore di uno dei gruppi di studio. Dal confronto, ha affermato Miano, è emersa in particolare la «valenza pubblica» della missione educativa della famiglia, che fa della genitorialità non solo una generatività biologica, ma anche una «generatività sociale», che «si assume un compito di cura che va al di là delle cure domestiche».
“Partiamo da questa 47ª Settimana Sociale con una missione. Ci siamo impegnati a guardare avanti, verso il futuro e dunque non possiamo restare fermi”: lo ha detto nel discorso conclusivo al Teatro Regio di Torino, monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato organizzatore delle Settimane Sociali, tracciando un bilancio dei lavori sul tema della famiglia. “Possiamo dire - ha affermato - che riceviamo la missione dal vissuto delle tantissime famiglie che ci aiutano a capire che la famiglia, per dirla con Papa Francesco, è ben più che un tema, è vita, tessuto quotidiano, è cammino di generazioni che si trasmettono la fede insieme con l’amore e con i valori fondamentali, è solidarietà concreta, fatica, pazienza, e anche progetto, speranza, futuro”. Monsignor Miglio ha parlato poi del “bisogno di unità: per noi stessi, per i nostri pensieri”, per “non essere noi le prime vittime della frammentazione”. “La società ha bisogno di amore – ha proseguito - ne ha bisogno anche per uscire dalle sue crisi. Lo scenario odierno è quello di un mondo dove la luce dell’amore si sta affievolendo sempre più. La speranza guarda verso l’alba, gli scenari che abbiamo esaminato parlano invece di tramonto”.
I giorni di Torino dimostrano che il tempo è giunto. «La famiglia non è un affare privato», ha sottolineato poi il sociologo Luca Diotallevi. È questo l’«elemento politicamente scorretto» che si vuole introdurre nel dibattito pubblico. Una constatazione, questa, a cui corrisponde una tesi, mutuata dalla prolusione del cardinale Bagnasco: «L’architettura della famiglia è una parte essenziale, ineliminabile nell’architettura della civitas». Questo comporta che «non ogni civitas è compatibile con un’architettura della famiglia». Da qui, ha proseguito Diotallevi, nasce l’esigenza che «la famiglia venga pubblicamente riconosciuta».
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