di Erika Pauselli - 28 ottobre 2013
Economista, politico, uomo di cultura. Difficile di Siro Lombardini dare una definizione univoca tanto grande è stato l'impegno che ha saputo profondere nella sua vita. Se n'è andato a quasi 90 anni d'età nella sua casa di Chieri dove si era ritirato dopo aver lasciato gli ultimi incarichi amministrativi, quelli al Banco Popolare, l'istituto che da presidente della Banca Popolare di Novara aveva contribuito a fondare diventandone il vicepresidente vicario.
Nato a Milano, piemontese di adozione, laureato alla Cattolica, docente in varie università di tutto il mondo, da Parigi a Cambridge e a Leningrado (allora si chiamava così) in periodi ancora di guerra fredda.
Economista di quelli che pensavano allo sviluppo, più che alla politica della lesina, era diventato direttore dell'Ires, (dal 1958 al 1968) già prefigurando per il Piemonte un futuro senza Fiat, e illustrando quelle che dovevano essere le alternative possibili. I suoi studi sono ancora validi adesso e sono lì a spiegare che oltre a quella iper liberista c'è un'altra economia possibile, che mira all'intervento del potere pubblico per ridare equilibrio sociale e benessere.
Per lui l'incontro con Donat-Cattin era stata dunque una cosa scontata, e del ministro dell'autunno caldo era diventato collaboratore e consigliere finendo poi tra i senatori della Dc e quindi, tra il 1979 e il 1980, al governo per guidare il dicastero delle Partecipazioni statali.
Era stato tra quanti avevano fatto nascere la Fondazione Carlo Donat-Cattin e ne era diventato il primo presidente, un ruolo che aveva rivestito a lungo finché gli impegni sopravvenuti lo avevano indotto a lasciare l'incarico.
I suoi fondamentali studi di politica economica lo avevano portato ad essere uno degli esperti del settore più ascoltati in tutto il mondo.
La fondazione Donat-Cattin lo ricorda come un amico e come un maestro e si unisce al dolore dei familiari. La sua eredità culturale è importante ed è fondamentale per chi pensa a ridare sviluppo al paese. Lui che, fuori dalle consorterie finanziarie internazionali, negli ultimi anni si era interrogato sulla crisi che minacciava il nostro mondo, e in qualche modo l'aveva adombrata, ma anche, in tutt'altro campo, sulla speranza nel trascendente. Non a caso il suo ultimo libro, presentato dal cardinal Martini, era stato “Alla ricerca di Gesù”.
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