Una repubblica fondata sulle astensioni?
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di Giorgio Aimetti - 21 giugno 2013

Dalle elezioni amministrative tenute nelle scorse sttimande in molti comuni emergono significative tendenze che riguardano non solo gli spostamenti di voti tra i partiti, ma anche importanti insegnamenti sul tipo di atteggiamento dell'elettore medio alle prese con le varie caratteristiche del sistema elettorale utilizzato.

La prima riguarda il doppio turno, invocato, insieme con il presidenzialismo, come se fosse un ritrovato per risolvere la crisi di credibilità della politica. Non si conoscono i risultati delle elezioni siciliane, ma nel resto d'Italia, il doppio turno si è mostrato solo un esercizio inutile, retorico e costoso: in tutti i comuni, nel ballottaggio ha prevalso il candidato che era già in testa al primo turno. Non solo: costretta a scegliere tra due persone diverse da quelle votate due settimane prima, la maggioranza degli elettori che avevano scelto candidati esclusi dallo spareggio, ha finito per astenersi. Qualche commentatore, di fronte a questo fenomeno non ha saputo far di meglio che criticare l'elettorato, invece dei sistemi elettorali della seconda repubblica.

Questi sistemi, tutti, in un modo o nell'altro, hanno finito per espropriare la gran parte degli elettori dal diritto di avere ruolo nel parlamento (è ciò che avviene nel maggioritario, per il quale il votante di un candidato battuto non viene in alcun modo rappresentato) o, dopo la riedizione del sistema proporzionale senza preferenze, di scegliere un parlamentare diverso da quello indicato dai dirigenti del partito.

Queste contraddizioni han finito per causare un boom di astensioni che ha scosso il sistema politico. Un segnale inquietante che ha investito anche e soprattutto il movimento di Grillo, che deve fronteggiare la disaffezione persino tra i suoi più stretti supporters. E' di questi giorni la notizia che, chiamati a votare sull'espulsione della senatrice Gambaro, alle ben più comode urne via internet (per votare non c'era bisogno neppure di uscire di casa) si sono presentati meno di 20 mila elettori su 48 mila aventi diritto.

Non sto a sindacare come sia stato selezionato un elettorato così esiguo per un partito che ha raccolto molti milioni di voti alle elezioni politiche. Rilevo che il disinteresse per le scelte interne al movimento corrisponde, in modo molto netto a quello crescente manifestato dagli elettori che pure avevano votato 5 stelle meno di tre mesi fa.

 
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