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di Giorgio Aimetti - 28 settembre 2013

Ora sembra proprio che il governo abbia i giorni contati. A metterlo in crisi potrà già esserlo la decisione dei deputati del centro destra di togliergli la fiducia prima di rassegnare le dimissioni. Un atto che tende a ritardare di un po' il momento dell'uscita dal parlamento di Silvio Berlusconi (visto che l'ex premier dovrà rinunciare all'incarico quando entrerà in vigore la sanzione accessoria decisa dal magistrato per la sentenza Mediaset).

La decisione del governo di non procedere al rinvio dell'Imu e l'aumento dell'Iva curiosamente lascia il centro destra scoperto con i suoi elettori.

Proprio quegli argomenti rappresentarono l'atout che alle ultime votazioni avevano risollevato le sorti di una coalizione destinata altrimenti ad una pesante sconfitta. Ora questi stessi temi passano in secondo piano rispetto a quello della politicizzazione della magistratura. Berlusconi avrà certo i suoi buoni motivi ed estimatori decisi a votarlo malgrado tutto, ma il tema dei giudici, benché forte, non mi sembra sia altrettanto coinvolgente come quello delle tasse sulla prima casa.

Resta la constatazione che la Dc, negli anni novanta, condannato Forlani e incriminato Andreotti, (uno segretario nazionale, l'altro premier) e con loro un gruppo consistente di altri suoi dirigenti, non ritenne giusto di far pagare ai cittadini sentenze che pure riteneva ingiuste e di parte. Era un'altra repubblica, le cui propaggini si possono vedere ormai solo nel comportamento preoccupato e austero del presidente Napolitano.

 
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