La strada difficile verso la nuova legge elettorale
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di Dario Lindi - 30 maggio 2013

Il dibattito politico sulla riforma elettorale continua a dividere le forze politiche. Interessi di persone e di partiti sembrano impedire che l’Italia si doti di “regole del gioco” più equilibrate, in grado di soddisfare due requisiti fondamentali in una democrazia moderna: la rappresentatività e la stabilità.

L’esigenza di apportare modifiche alla legge elettorale vigente, firmata dall’allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli, è sollecitata anche dalla Corte Costituzionale che si è recentemente espressa sulla legge. In particolare la Suprema Corte ha sollevato seri dubbi circa l'equità del premio di maggioranza nelle due camere e sul meccanismo delle liste bloccate.

Le proposte di cambiamento sono molteplici ben sapendo che non esiste un sistema elettorale perfetto. Il Centrodestra lavora solo per l’inserimento del premio di maggioranza per la coalizione in grado di raggiungere il 40 per cento dei voti. Soluzione questa non gradita al Centrosinistra al cui interno Sel e la corrente dei renziani nel Pd spingono per un ritorno alla legge precedente, quella prevalentemente maggioritaria modellata da Mattarella. Questa proposta suscita però non pochi timori all'interno del Pd e nell’Esecutivo preoccupato di compromettere le intese raggiunte tra le forze politiche.

Entrambe le ipotesi prestano poi il fianco a dubbi e perplessità di ordine pratico e costituzionale. La legge Calderoli, anche se rivisitata, avrebbe sempre pendente il rischio del giudizio di illegittimità da parte dei giudici della Consulta, mentre un ritorno al maggioritario escluderebbe la rappresentanza parlamentare per buona parte dell’elettorato.

Da una breve analisi comparata dei sistemi elettorali adottati dalle più importanti democrazie occidentali, sembra a molti che il sistema elettorale tedesco, con il suo mix tra proporzionale e maggioritario uninominale con sbarramento al 5 per cento per i piccoli partiti, potrebbe garantire la rappresentatività dell’elettorato e la stabilità politica, spesso venuti a mancare anche nel corso della Seconda Repubblica. Anch'essa non può tuttavia da sola garantire la governabilità.

Le ultime elezioni infatti hanno determinato, in Italia, una situazione di stallo del sistema politico, con tre forze in sostanziale parità, che ha costretto la formazione di un Governo di grande coalizione. Se nel prossimo futuro non cambieranno le dimensioni relative di almeno uno di questi partiti, qualunque sia il sistema elettorale, il rischio di altri governi di “larghe intese” rimane una concreta possibilità.

 
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