Nuovi segni di crisi. E l'Italia si aggrappa alla famiglia. Fin che dura
PDF Stampa E-mail

di Giorgio Aimetti - 24 maggio 2013

I segnali economici del momento, in Europa come nel resto del mondo confermano che la crisi è distante dal concludersi.

Sono di questi giorni i dati, a un tempo inquietanti e ricchi di contraddizioni che riguardano lo stato di salute dell'economia cinese. Per la prima volta dopo chissà quanto tempo mostrano un malessere salutato con pesantissimi cali in borsa (inquietanti soprattutto quelli del Nikkey del Giappone, un paese che negli ultimi tempi aveva fatto sperare in una ripresa considerevole). Secondo gli analisti, Pechino sarebbe per la prima volta entrata in una fase che fa temere una contrazione dell'economia.

Il timore è che lo stop all'espansione possa ricadere su mezzo mondo e innescare una nuova recessione globale. Per l'Europa in particolare, che non ha saputo o voluto prendere il treno della moderata ripresa che caratterizza gli Stati Uniti, sarebbe un fatto grave. E sarebbe gravissimo per l'Italia.

Il nostro paese intanto, affermano i dati Istat e quelli di altri centri studi, è alle prese con altri segnali di crisi. Secondo un'indagine commissionata da Coldiretti a Swg, in Italia è sempre più alto il numero di persone, anche sposate ed anche con un lavoro, che vivono grazie all'aiuto dei genitori. Un quarto dei quarantenni, in particolare, sarebbe in questa situazione e avrebbe bisogno di sovvenzioni per sostenere spese che un tempo erano affrontate con i soli risparmi accantonati. La percentuale diventa poi altissima (il 90%) per chi ha meno di 25 anni.

Secondo l'Istat, poi, il nostro paese ha “la quota più alta d'Europa” di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano: lo scorso anno erano 2 milioni e 250 mila, pari al 23,9%. Circa uno su quattro.

Altre indagini avvertono poi che tra le persone con meno di 35 anni, il 51% vive con i genitori e solo il 13% lo fa per propria scelta. Addirittura supera il 25% la quota di chi lo fa pur avendo un'età compresa tra i 35 e i 40 anni.

Intanto, ed è ancora l'Istat a rilevarlo, cresce, soprattutto nel meridione il numero di donne che devono mantenere tutta la famiglia con il loro lavoro (e il più delle volte si tratta di lavoro domestico). Lo fanno perché marito e figli sono diventati disoccupati.

L'istituto familiare, anche se sotto pressione per l'instabilità e la provvisorietà delle unioni, si manifesta come il solo che ancora oggi è in grado di garantire la sopravvivenza di una parte larga della popolazione. E' da credere che se continuerà il disinteresse delle istituzioni, finirà per non essere più in grado di farlo.

 
<< Inizio < Prec. 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 Succ. > Fine >>

Pagina 148 di 172