La scommessa di Letta. Le minacce del Pdl
PDF Stampa E-mail

di Giorgio Aimetti  8 settembre 2013

Il premier Letta affronta con apparente freddezza l'ennesima fase critica dovuta principalmente alle vicende giudiziarie dell'ex premier Berlusconi. In realtà i rischi che corre il suo governo, scanditi da repentine reazioni dei mercati finanziari, non sono trascurabili. E non sono trascurabili neppure quelli che corre il sistema Italia che sta pagando, tra l'altro, più che le intemperanze di bilancio della prima repubblica, i fallimenti politici della seconda. Il premier, non per nulla, avverte tutti che il peso delle incertezze rappresentano l'ostacolo più pesante per la credibilità e la ripresa del paese.

Se Letta ricorda i due terremoti che hanno investito la democrazia italiana (il boom elettorale di Grillo e l'incapacità di eleggere un nuovo capo dello Stato), non c'è chi non si renda conto che i vent'anni di seconda repubblica sono passati, col centro destra o col centro sinistra, nell'incapacità di dare risposte alla richiesta di politica e di concretezza proveniente dai cittadini. Il centro destra ha messo in evidenza la straordinaria debolezza della sua classe politica (indipendentemente da Berlusconi), il centro sinistra, quando è stato chiamato al governo, è stato incapace di reggere più di un paio d'anni alle sue divisioni interne. Non ha fatto meglio il governo tecnico (nato per garantire con il rigore un rientro dal debito pubblico e che ha visto invece i dati di bilancio peggiorare nonostante una politica di lacrime e sangue che ha spossato gli italiani, soprattutto quelli meno abbienti).

Certo la crisi incipiente appare dovuta a cause essenzialmente giudiziarie con le aggravanti legate, anche nei particolari, agli esiti dei processi di Berlusconi. La minaccia di quest'ultimo di reagire coinvolgendo il governo rischia di essere il metrocol quale si misurerà la sua statura di uomo politico. D'altra parte che la magistratura abbia tentato di determinare il futuro della politica è difficile da smentire. La Corte costituzionale è ripetutamente intervenuta su leggi votate dal parlamento, quasi arrogandosi i poteri di una terza camera, per nulla prevista dalla legge fondamentale dello Stato. Lo ha fatto persino con il sistema elettorale, con un provvedimento quanto meno discutibile. Il fatto che la politica non abbia saputo o voluto intervenire per riformare il sistema giudiziario in modo responsabile è altrettanto incontestabile, interessata come è sembrata più a rappresaglie personalizzate che a un auspicabile riequilibrio dei poteri.

Di fronte ai rischi per ciò che potrebbe accadere, le parole del presidente Napolitano, che è personaggio affidabile nella generale insufficienza della politica attuale, lasciano intendere che non è prevedibile un immediato ricorso alle urne anche in caso di crisi. E ciò è un bene per smorzare velleità, per consentire all'economia di riprendere fiato (come sembra ormai certo dai dati a disposizione) ma anche per evitare un ricorso al corpo elettorale che poterebbe ancora una volta rivelarsi foriero di sorprese indesiderabili.

 
<< Inizio < Prec. 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 Succ. > Fine >>

Pagina 151 di 192