Governo. Le ombre degli estremisti tra Pd e Pdl
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di Giorgio Merlo - 1 maggio 2013

Il governo Letta è partito e nessuno riesce a prevedere quale sarà la sua navigazione e, soprattutto, il suo approdo. Enrico Letta ha presentato il programma del nuovo Governo. Un Governo di impronta riformista che ha il merito di aver posto all'ordine del giorno i problemi che attraversano la società italiana e con cui occorre fare i conti. A prescindere dall'esito elettorale del 24-25 febbraio scorso.

Ora, è noto a tutti che, al di là dello sforzo dei singoli ministri e del programma illustrato da Letta, c'è un gigantesco problema politico che è rappresentato dalla maggioranza parlamentare che appoggia il nuovo esecutivo. Una maggioranza che è il frutto del voto dove, come tutti sanno, non è uscita vincente una coalizione coerente e omogenea a livello politico. E tre minoranze non fanno una maggioranza. Ecco perché serviva un governo "di servizio" come l'ha definito con efficacia Letta nel suo intervento alla Camera.

Ma le insidie non mancano. Innanzitutto all'interno del Pd. La componente grillina del Pd, forte nella base del partito anche se largamente minoritaria nell'elettorato, cercherà ogni giorno l'escamotage per far saltare il Governo. Un percorso già annunciato e, pertanto, atteso. Sul versante opposto, cioè nel Pdl, non mancano le pulsioni tese a radicalizzare il confronto politico e programmatico. Tentativi che cercheranno spezzare il fragile equilibrio politico che si è creato in questi giorni.

Comunque sia, il Governo è decollato. Probabilmente questa nuova ed inedita fase politica può ridisegnare gli stessi equilibri politici nel nostro paese. Non ripristinando formule consociative o pasticciate. Ma, al contrario, ricreando le condizioni per dar vita a future coalizioni di governo omogenee, coese e realmente riformiste. Lo vedremo. Per il momento non ci resta che augurarci che non prevalgano gli istinti più triviali e più radicali. Se così fosse ad uscire sconfitta sarebbe solo la politica e il buon governo. Perché, in quel caso, si aprirebbero le porte per una fase all'insegna di una violenta anti politica con inevitabili e del tutto probabili sbocchi autoritari per la sempre fragile democrazia italiana.

 

 
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