Scuola: come andrà a finire? |
La storia è diventata lo studio degli indicatori temporali, mentre la geografia di quelli spaziali. Questo è ciò che accade alle elementari. La narrazione dei fatti e la descrizione dei luoghi (mappamondi compresi), sono scomparsi mentre l’aritmetica con nomi falsamente pomposi si è trasformata nella storia dei palloncini e dei fiorellini. Un drammatico fallimento negli Usa che hanno fatto dietrofront e che noi al contrario stiamo coltivando con passione. <<È raccapricciante che non si parli mai di contenuti, di programmi, di materie. Secondo il ministero bastano le indicazioni nazionali. I programmi scolastici sono spariti con l’accusa di essere troppo impositivi. Disastrosi anche i criteri di apprendimento “standard”, ritagliati verso il basso, mai verso l’alto. La metà degli studenti italiani non capisce nemmeno il testo che ha davanti. Ci sono carenze di base che prima del decreto Fioroni nessuno faceva recuperare.>> Questo è quello che pensano gli intellettuali che si sono riuniti per inviare un appello ai partiti per restituire alla scuola “qualità e rigore”. Hanno messo a nudo i mali della scuola, ma soprattutto denunciato <<l’ipocrisia della cultura egualitarista>> che chiede poco, perdona tutto e tratta allo stesso modo chi merita e chi no, produce ingiustizia ed ignoranza. Alla domanda se con il recupero dei debiti scolastici si possa ridare credibilità alla scuola, il ministro Fioroni risponde dicendo che per troppi anni sono stati promossi tantissimi studenti nonostante le insufficienze. Ora si è stabilito che le lacune vanno colmate e quindi è una garanzia di serietà. Non si può promuovere chi merita e chi non merita. Quindi i debiti vanno recuperati, e conclude dicendo che la sfida si vince solo con il rispetto delle regole e non con i condoni. Da un’altra parte invece c’è il filosofo Buttiglione che ammette che l’Italia sta vivendo un periodo in cui i ragazzi non hanno motivazioni ad investire su di loro, visto che la società insegna che senza una “spinta” non si va da nessuna parte. È contrario però alle continue e grandi riforme che vengono fatte di governo in governo. Secondo il filosofo la scuola non ha bisogno di grandi interventi ma di riscoprire il principio fondamentale che è alla base di ogni processo: il merito. A questo aggiunge la necessità di insegnare l’amore per la verità e l’onestà intellettuale.
Jimon Abul - Valerio Cianfanelli |