Quando la scuola è seria? |
La fine dell’anno scolastico si avvicina e gli studenti di tutta Italia, sorpresi dagli inaspettati cambiamenti introdotti dalla riforma del ministro della P.I Fioroni, relativi al “pagamento” dei debiti formativi, si affannano, spesso inutilmente, a correre da un corso di recupero obbligatorio ad uno “sportello” o corso di recupero solo apparentemente facoltativo, nel tentativo di non rimanere schiacciati dal peso dell’improvvisa mole di severità che si è abbattuta su di loro. E nello stesso tempo, mentre si avvicinano le date delle prossime elezioni, un gruppo di intellettuali scrivono una lettera aperta ai partiti per invitarli ad essere chiari nei loro programmi circa le decisioni da prendere sulla scuola – ormai considerata un malato grave – e per spingerli a mantenere, almeno nella sostanza, quanto introdotto dalla recente riforma: maggiore considerazione e valutazione del merito. Pensare di premiare il merito può essere una posizione da condividere ma forse sarebbe stato più giusto pensare prima a quella tanto attesa riforma delle scuole superiori che dovrebbe introdurre cambiamenti e innovazioni nei programmi e nella didattica. Gli studenti, come hanno fatto ieri, e come hanno fatto sempre, ma oggi soprattutto in una società che non premia la cultura, la fatica necessaria allo studio, ma offre modelli di facile e immediato successo, cercano di ottenere dei risultati con un impegno minimo, quello fino a poco tempo fa richiesto e che consentiva le strategie per evitare le materie “scomode”. A metà anno scolastico si viene a sapere che le regole vengono cambiate: bisogna superare i debiti, quelli passati e presenti, altrimenti si rischia grosso… Ma c’è anche chi pensa che se c’è bisogno di novità c’è bisogno anche di sistemi che vadano incontro a coloro che sono più deboli, che non ce la fanno nello studio o nel colmare i debiti. A questo proposito condividiamo fino in fondo una riflessione offerta dal CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli insegnanti) sul problema: “La scuola è seria quando è in grado di dare un’istruzione che costruisce e consolida cultura e cittadinanza; di valorizzare l’eccellenza, senza lasciare indietro nessuno. Va da sé che insegnanti capaci di questo sono anche in grado di esigere responsabilità, rigore, rispetto delle regole.” |