Celebrati i 60 anni della CISL a Torino Con l’inaugurazione della nuova sede di via Madama Cristina, nel cuore del quartiere multietnico di San Salvario, la CISL torinese ha celebrato i suoi primi 60 anni di vita. E lo ha fatto tenendo assieme le esigenze della memoria, con il piacere della storia che sta alle spalle, ma anche le responsabilità del presente, con le sfide che si profilano per i lavoratori di oggi e domani.
È stato Franco Marini, già presidente del Senato, a ripercorrere in rapida successione le figure dei protagonisti della CISL torinese: da Carlo Donat-Cattin, che fu il primo segretario provinciale dal 1950 al 1956, a Carlo Borra e Michele Genisio, che gli succedettero negli anni ’60. A loro e agli altri segretari generali scomparsi, Cesare Delpiano e Franco Gheddo, sono state intitolate delle sale per riunioni della nuova sede, trasferita dopo oltre mezzo secolo da via Barbaroux.
L’occasione è dunque stata propizia per una riflessione culturale sul ruolo avuto dal sindacato nell’esperienza politica di Donat-Cattin. Sintetizzando si può ben dire che egli fu un sindacalista politico, più che un politico sindacalista. Va cioè anteposta, nel suo percorso formativo, l’importanza dell’impegno nella struttura sindacale torinese, rispetto alla militanza politica e al coinvolgimento diretto nella Democrazia Cristiana. Non è un dato secondario, quello della successione delle attività di Donat-Cattin. Prima di portare il proprio contributo nel partito, infatti, Donat-Cattin fu chiamato a riflettere e operare per la costruzione di un sindacalismo cattolico. Insieme ad altre personalità del calibro di Giuseppe Rapelli e di Giulio Pastore, elaborò un’idea di sindacato che ispirandosi alla dottrina sociale della Chiesa affermasse l’autonomia e la difesa degli interessi di tutti i lavoratori; per loro non ci poteva essere una visione egemonica sul popolo lavoratore e un solo punto di vista sindacale, specie di fronte ai potentati economici. E Donat-Cattin a Torino ne sapeva qualcosa in proposito. Dovette infatti denunciare i cedimenti filo padronali della CISL alla FIAT ed espellere molti rappresentanti di commissione interna, perdendo così la maggioranza.
Un sindacato libero e moderno, fuori dai condizionamenti degli schemi ideologici, era quello che a suo giudizio serviva al Paese. Quando diventerà Ministro del Lavoro, nel 1969, e porterà a termine il cammino dello Statuto dei Lavoratori, darà prova della sua capacità riformista, frutto della scuola sindacale e della sinistra cristiana che gli avevano insegnato a unire il coraggio dei propri ideali con il pragmatismo necessario ad una vera politica del fare. Alessandro Parola info@alessandroparola.it 20 aprile 2010 |