Un sogno che si chiama lavoro
Dopo essersi diplomata presso un Istituto Tecnico per Corrispondenti in Lingue Estere, Claudia ha messo da parte i libri, consapevole che potevano insegnarle molto, ma non tutto. Per imparare quello che un vero professionista del turismo deve sapere, ha capito che doveva scendere “in campo”. Ha incominciato come receptionist in un hotel ad Otranto e, in seguito, ha colto al volo l’opportunità di partire per le Maldive, dove si è fermata per più di un anno occupandosi di relazioni pubbliche e dell’accoglienza dei clienti del resort presso cui lavora tutt’oggi come assistente reception manager. A due anni dall’inizio di questo percorso di formazione, Claudia parla inglese, francese, spagnolo e tedesco e, anche se soddisfatta di questa esperienza, dichiara che c’è solo una cosa che le manca: il bagaglio culturale. L’abbiamo intervistata per saperne di più.
1. Perché, finita la scuola, non hai optato per l’Università ma ti sei subito buttata nel mondo del lavoro? Perché il mondo del lavoro, nonostante le sue complessità, offre più possibilità di crescita. Penso che la laurea dia una preparazione teorica, utile per una cultura personale; per una solida carriera nel mondo del turismo solo l’esperienza diretta può preparare. Infatti, studiati sui banchi di scuola, li ho meglio compresi applicandoli in concreto e le conoscenze teoriche mancanti le ho acquisite automaticamente nel lavoro di tutti i giorni.
2. Lavorare in paesi così lontani è una scelta o un fatto inevitabile per un giovane che vuole lavorare nel settore turistico? Nel caso l’abbia deciso tu, perché? Lavorare all’estero, nel mio caso così lontano da casa, non é un fatto inevitabile, ma una mia scelta. Viaggiare per scoprire nuove culture é sempre stato il mio sogno più grande. Ero felice della mia vita in Italia ma, dentro di me sentivo che mi mancava qualcosa, così ho preso in mano il mio futuro e ho trovato il coraggio di andare via e lasciare tutto. Devo ammettere che i primi tempi non é stato facile e non lo é tutt'ora. Non é una scelta che chiunque sia in grado di fare. La tua vita viene sconvolta, sei sempre in giro con un biglietto di sola andata. Da un giorno all’altro scopri di non avere più punti di riferimento e che la tua casa é il mondo.
3. l'Italia è il paese dell’arte e della villeggiatura per antonomasia; come mai non hai trovato un’occupazione da noi? Penso che ogni volta che viene offerta la possibilità di viaggiare si debba accoglierla come un dono. L'Italia ha un grande patrimonio artistico e culturale, ma viaggiare è la cosa più importante della mia vita. Solo stando all'estero posso entrare in contatto con culture e tradizioni diverse. La mia scuola “di vita” si chiama mondo.
4. Essere donna, viaggiare da sola, è un limite? Il fatto di essere donna non deve essere vissuto come un problema. Il più delle volte, pur essendo all’estero, ti trovi ad affrontare le stesse situazioni che vivi in Italia. Certo, ogni nazione ha le proprie tradizioni, quindi a volte è necessario cambiare alcune abitudini ma se alla base di ogni rapporto c’è rispetto, non sorge alcuna complicazione.
5. Molte persone pensano che lavorare in luoghi da sogno sia come trovarsi sempre in vacanza. Si può viaggiare per divertimento, ma non bisogna dimenticare che per molte persone il viaggio è un impegno. Lavorare in luoghi da sogno non é affatto sinonimo di vacanza. È vero, si vive immersi in paesaggi fantastici, dalla finestra si vedono acque cristalline e l'ambiente é molto allegro. Però bisogna rendersi conto che aver a che fare, 24 ore su 24, con il pubblico non è sempre facile. Il mio lavoro consiste nel rendere magiche le vacanze dei miei clienti, facendo in modo che ogni loro minuto sia indimenticabile. Il mio più grande obiettivo é quello di far sorridere, ma non è facile, perché implica essere sempre disponibile, ascoltare i problemi di tutti e trovare soluzioni immediate. Io non conto le ore di lavoro della giornata, conto i sorrisi che sono riuscita a regalare.
6. Come ogni esperienza, anche questa avrà dei lati negativi. L'unico lato negativo che riesco a trovare é legato agli affetti personali a cui devi rinunciare. Vivendo lontano dalla famiglia e dagli amici a volte si ha nostalgia di casa, nei momenti più difficili si sente il bisogno di una parola o di un abbraccio che solo le persone che conosci da una vita ti possono dare. Quando lavori a stretto contatto con la gente, dal mattino alla sera, é difficile avere una vita privata, così accade che le persone con cui lavori diventino la tua seconda famiglia. Di conseguenza, il momento della partenza per una nuova destinazione porta con sé uno sconvolgimento emotivo molto forte. In un attimo si deve lasciare tutto ciò per cui si è lavorato tanto per ricominciare, ancora una volta, tutto da capo. Questo sconvolgimento influenza parecchio il tuo umore.
7. È possibile un ritorno definitivo in Italia, dopo essere stata tanti anni all’estero? Nulla é impossibile ma adesso come adesso mi sembra molto difficile. Sto vivendo un'esperienza indimenticabile e penso che l'Italia non offra molto ai giovani, che, professionalmente parlando, troppo spesso vengono lasciati da soli.
8. Come sarà il tuo futuro? Quali evoluzioni professionali prevedi? Immagino il mio futuro esattamente come il mio presente: una valigia in mano e al suo interno la voglia di vivere nuove avventure. So per certo, però, che nonostante la mia vita rimarrà uguale, io non sarò più la persona di adesso perché, grazie al mio lavoro, cresco ogni singolo giorno.
9. Considerata la tua giovane età e dal momento che lavori da quando sei poco più che adolescente, c’è qualcosa che, a causa la tua professione, rimpiangi o ti è mancato? Penso di non essere mai stata così felice in tutta la mia vita. Ho trovato il mio equilibrio perché viaggiando ho realizzato il mio sogno più grande.
Barbara Montrasio
28 giugno 2011 |