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L’incubo del Ponte sullo Stretto
L’incubo del Ponte sullo StrettoL’ordine di inizio dei lavori nel 2009 e la posa della prima pietra tra maggio e giugno del 2010: tutto deciso, il progetto del fantasmagorico Ponte sullo Stretto sembra ormai cosa fatta.
Per tutta risposta, a ribellarsi al riavvio dell’iter contrattuale, inoltrato pochi giorni fa dal ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, sono niente meno che Scilla e Cariddi, il mostro e il vortice che ai tempi di Omero, erano soliti compiere scorribande dispettose e inghiottire qualunque cosa si trovasse sul loro cammino. Accantonata la ricca tradizione del mito classico, Scilla e Cariddi sono oggi tornati ad essere quel mare capriccioso e quel vento “forza quattro” che da secoli imperversano nello stretto, tra Sicilia e Calabria.
Tuttavia, con l’inaugurazione del ponte, oggi punto di forza del programma elettorale del governo Berlusconi prevista per il prossimo 2016, la pace di Scilla e Cariddi verrà rotta per sempre. Secondo gli oppositori, il ponte è infatti un letale affronto al mito e a tutto ciò ch’esso vuole significare. Il progetto, dispendioso (si parla di oltre 5 miliardi di euro) e non prioritario, dovrà così scontrarsi –dicono- con una dura realtà. Studi geologici sostengono che si tratta di una terra alluvionale incline a dissesti idrogeologici inconciliabili allo scavo di decine di metri di profondità e all’inserimento di due piloni d’ancoraggio alti 400 metri. Sotto lo stretto ci sarebbe poi una faglia, che fa sì che le due sponde si allontanino ogni anno di un centimetro; particolare, questo, che metterebbe a dura prova l’elasticità della costruzione. Per non parlare dei maremoti e delle raffiche di vento, che provocherebbero un’oscillazione del ponte tale da imporre dai trenta ai quaranta giorni di chiusura forzata. A quel punto, il servizio offerto dai traghetti potrebbe non esistere più. Il destino del ponte sarebbe allora nelle sole mani di Scilla e Cariddi.   
 
 
 
     
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