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La maggioranza dei ventenni vede un futuro senza figli Un sondaggio della Fondazione Carlo Donat-Cattin L'intuizione trentacinque anni faL’inverno demografico e il rischio di vivere in un paese di vecchi venne anticipato 35 anni fa dal ministro della Sanità Carlo Donat-Cattin.
Il sondaggio della Fondazione
La maggioranza dei giovani italiani tra i 18 ed i 20 anni immagina il proprio futuro senza figli. È questo uno dei risultati sorprendenti che scaturisce da un sondaggio commissionato dalla Fondazione Donat-Cattin all’Istituto demoscopico Noto Sondaggi in occasione del trentennale della morte dell’ex Ministro. Il 51% dei ragazzi interpellati non si immagina genitore. Tra questi il 31% stima che a 40 anni avrà un rapporto di coppia ma senza figli e un ulteriore 20% pensa che sarà single. Nel valutare i motivi per cui i giovani non vogliono avere figli gli intervistati adducono soprattutto ragioni che riguardano la sfera sociale più che una avversione netta a diventare genitori: la carenza di lavoro in primis (87%), cui segue l’assenza di politiche adeguate per la famiglia (69%); una percentuale analoga però parla anche di crisi delle relazioni stabili mentre solo un ulteriore 37% ritiene i figli un ostacolo in quanto condizionano la vita. In relazione alla volontà di non avere figli i giovani possono essere divisi in 3 categorie: 1) c’è chi ha un atteggiamento che potremmo definire «narcisista» per cui un figlio, e più in generale legami stabili, limitano la propria libertà; 2) accanto a questa viene espressa però anche una motivazione più «realista» che riguarda la paura di non potersi permettere economicamente questa possibilità; 3) non aver figli invece per mancanza di fiducia nella società è indice infine di un atteggiamento «nichilista» che evidenzia il pessimismo di questo target nel guardare al futuro.
Un altro risultato del sondaggio riguarda la sfera dei rapporti sociali e quindi la percezione di sentirsi incluso/escluso da parte dei 18-20nni. il 51% vive una forte insoddisfazione in quanto non si sente “pienamente incluso”, a questi si aggiunge un ulteriore 4% che invece lamenta una “esclusione totale”. La minoranza, seppure sostanziosa, il 44% si autodefinisce “incluso. A percepire le maggiori difficoltà di inserimento sociale sono le donne rispetto agli uomini.
È anche interessante notare che la condizione di studente lavoratore appartiene solo ad un giovane su 5 (18%). La maggioranza non ha mai lavorato mentre il restante 31% ha avuto qualche esperienza di lavoro ma attualmente ha scelto di dedicarsi unicamente allo studio.
In conclusione, rispetto al futuro si notano differenze nella percezione dei giovani se si considera la dimensione personale o quella collettiva nazionale. Rispetto al proprio futuro personale la maggioranza si sente ottimista; pensando invece al futuro dell’Italia la quota degli ottimisti diventa minoranza (43%).
Le disaggregazioni evidenziano che sul piano personale gli uomini sono un po’ più positivi delle donne (68% di ottimisti rispetto al 60%). Nel considerare invece il futuro dell’Italia sono le donne ad avere un po’ più fiducia.
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